Quattrocento e Cinquecento: Umanesimo e Rinascimento

QUADRO STORICO
Nel corso del Quattrocento e del Cinquecento, l’impero e il papato, le due massime istituzioni medievali, entrano in crisi.
In Francia, Inghilterra e Spagna emergono le monarchie nazionali, invece in Italia nascono le signorie.
Nel 1453 i Turchi conquistano Costantinopoli, ponendo fine anche all’Impero Romano d’Oriente; arriveranno poi fino alle porte di Vienna nel 1529.
Nel 1492 Cristoforo Colombo scopre l’America, mentre alcuni anni dopo la Riforma di Lutero (1517) separa i protestanti dai cattolici.

IDEE CHIAVE
In questo periodo la cultura riceve grande impulso dalla riscoperta dei classici greci e latini, che sono presi a modello letterario, filosofico e morale: ne nasce l’Umanesimo, una nuova concezione dell’uomo e del sapere, che dall’Italia si diffonde in Europa e si realizza pienamente durante il Rinascimento.
L’uomo si rende consapevole delle proprie capacità intellettuali e si pone come protagonista al centro della storia. Le arti e i saperi sono sostenuti dal mecenatismo, un fenomeno per cui un principe, per aumentare il prestigio della propria corte, diventa mecenate, cioè invita i migliori artisti dell’epoca, dando loro protezione e sostegno economico.
Poeti, letterati, scienziati, pittori, scultori, architetti e musicisti realizzano opere di grande ingegno e splendore.
L’invenzione della stampa a caratteri mobili permette una maggiore circolazione delle opere scientifico-letterarie.

GENERI E FORME
Nella musica vocale si sviluppano importanti forme polifoniche: la messa e il mottetto per il genere sacro; la frottola e il madrigale per la musica profana.
In Germania, con la Riforma, nasce il corale, inizialmente monodico. Comincia a formarsi una musica strumentale autonoma da quella vocale e si compongono soprattutto brani dal carattere di danza.

GLI STRUMENTI
I due strumenti caratteristici del Rinascimento sono il liuto e l’organo, adatti per eseguire musica polifonica, ma la musica dà spazio anche agli strumenti a fiato, ad arco e a tastiera.

I COMPOSITORI
Giovanni Pierluigi da Palestrina (foto a SX), a Roma, e Giovanni Gabrieli (foto al centro), a Venezia, sono i maggiori compositori di musica sacra, mentre Luca Marenzio e Gesualdo da Venosa si affermano come autori di madrigali.
Il fiammingo Josquin Desprez (foto a DX) si distingue nella composizione di opere polifoniche sacre e profane.

I LUOGHI
Con lo sviluppo della scuola fiamminga le Fiandre diventano un centro fondamentale della musica europea. L’Italia mantiene comunque un ruolo di primo piano, in ambito sacro, con le scuole romana e veneziana, e in ambito profano con i musicisti delle corti in varie città (per esempio Milano, Firenze, Mantova). In Germania si sviluppa una nuova musica legata alla Riforma protestante.

La musica polifonica – La polifonia nelle chiese e nelle corti
Nella musica del Quattrocento in ambito religioso prevaleva la polifonia, In forme però sempre pii) complesse e lontane dai gusti della gente comune.
Presso le corti dei grandi signori nascevano invece nuove forme di musica polifonica profana, mentre si approfondiva la conoscenza della teoria e della tecnica strumentale. Nello stesso periodo, la musica entrava nel bagaglio cultura le di nobili e borghesi e non era pii) privilegio intellettuale riservato a pochi eletti.
Di straordinaria importanza fu l’opera dello stampatore musicale Ottaviano Petrucci, che perfezionò un sistema di stampa in due fasi: dapprima si stampavano i pentagrammi e successivamente si sovrastampavano le note.

Le scuole fiamminghe
In Borgogna e nelle Fiandre (attuali Olanda e Belgio), la musica proseguiva il percorso di sperimentazione polifonica già avviato dalla Scuola di Notre-Dame.
Gli esponenti di questa tendenza erano i maestri fiamminghi che, gradualmente, elaborarono forme contrappuntistiche, sia sacre sia profane, tecnicamente mollo complesse e stravaganti, aumentando esageratamente il numero delle voci. Si venne così a creare un nutrito repertorio in ambito sia liturgico sia civile.
Alcuni di questi maestri influenzarono direttamente la musica italiana:

  • Guillame Dufay (1400-1474). Famoso per le sue Messe e i suoi Mottetti;
  • Josquin Desprès (1440-1521), che operò a Milano, Roma e Ferrara;
  • Clément Janequin (1485;-1558). Allievo di Desprès, che riscosse grande successo in tutta Europa come autore profano; sacerdote, fu cantore della cappella reale di Parigi e compositore personale di Enrico II, re di Francia.

Le scuole fiamminghe – forme musicali
Le forme musicali che i maestri fiamminghi predilessero furono essenzialmente quelle del genere sacro, cioè le Messe polifoniche e i Mottetti. Ma non trascurarono le forme profane, e infatti crearono un nuovo tipo di Chanson, caratterizzata da una ricerca descrittiva quasi onomatopeica.
Interessanti esempi sono quelli delle Chanson di Clément Janequìn, quando tenta cii imitare battaglie, scene cii caccia, canti cii uccelli o scene cii mercato. La tecnica contrappuntistica più usata dai fiamminghi, in quasi tutte le forme, fu l’imitazione a canone.
L’Imitazione a canone era uno dei fondamenti della tecnica del contrappunto e della polifonia. L’imitazione consiste nel richiamare con una voce un disegno musicale intonato poco prima da un’altra voce.
Il disegno imitato si chiama “proposta”, il disegno imitante si chiama “risposta”: in questo modo la linea melodica passa in tutte le voci. L’imitazione si dice “perfetta” quando la risposta riproduce tutti gli intervalli melodici della proposta, e “imperfetta” in caso diverso.

La produzione italiana
In Italia, l’influsso della scuola fiamminga si fece sentire soprattutto sulle forme profane e popolari, che acquistarono una maggiore complessità tecnica e divennero espressione propria dei musicisti italiani, più poetici e sentimentali dei fiamminghi.
Le forme profane e polifoniche sviluppatesi in questo secolo furono:

  • i Canti carnascialeschi, nati in Toscana all’epoca di Lorenzo il Magnifico per allietare le feste di Carnevale;
  • la Frottola, a quattro voci e con andamento “isoritmico” (tutte le voci cantano le stesse figurazioni ritmiche ma note diverse); la voce più acuta, cioè il soprano, era la più importante:
  • la Villotta, a tre o quattro voci, basata su testi popolari e formata da parti imitative e da parti isoritmiche (tecnica di composizione, in uso nel mottetto, che consistente nella ripetizione di una o più sequenze ritmiche; le sequenze sono solitamente esposte dal tenor e vengono poi riprese e ripetute da alcune o da tutte le altre voci);
  • lo Strambotto, a tre o quattro voci, simile alla Frottola; anche qui prevaleva la voce superiore, mentre le altre avevano quasi un ruolo di accompagnamento. L’argomento dei testi era perlopiù amoroso.

Le scuole italiane
Roma, Venezia e Firenze furono i maggiori centri artistici italiani del Rinascimento e si trovarono anche ai vertici dell’arte musicale. Si differenziarono però per stile e contenuti: la scuola romana rivolse la sua attenzione quasi esclusivamente alla musica sacra, mentre le altre due si occuparono di sviluppare anche la musica profana e la musica strumentale.

La scuola romana: lo stile “a cappella” e l’Oratorio
Il massimo rappresentante della scuola romana fu Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594). Egli seppe ben sfruttare la raffinata polifonia fiamminga, adattandola però al carattere della scuola romana, basato sullo stile “a cappella” (cioè per sole voci, senza accompagnamento di strumenti). Eliminò poi gli eccessi virtuosistici, rispondendo così ai suggerimenti del Concilio di Trento.
Palestrina fu amico di San Filippo Neri (1515-1595), il cui nome è legato a un altro tipo di musica sacra, di carattere più popolare: l’Oratorio, cioè una narrazione cantata, in forma di dialogo, di eventi sacri. La sua finalità era illustrare verità cristiane e precetti morali e trattava perciò soggetti di carattere religioso. ‘ella sua forma artistica definitiva, l’Oratorio si affermò in seguito nel Seicento (Barocco) grazie al musicista Giacomo Carissimi e fu portato al massimo grado di perfezione dai tedeschi J.S. Bach e G.F. Haendel.

La scuola veneziana: dalla polifonia all’armonia
La scuola veneziana si sviluppò agli inizi del Cinquecento grazie al maestro fiammingo Adriano Willaert (1490-1562), il cui discepolo più importante fu Andrea Gabrieli (1510-1586).
La musica sacra seguì a Venezia linee diverse rispetto a quella romana. Molta importanza ebbe un fatto apparentemente secondario, e cioè che la famosa basilica di San Marco fosse l’unica chiesa del tempo ad avere due cantorie, cioè due spazi riservati ai cori, poste l’una di fronte all’altra: questo fatto indusse gli organisti della chiesa a creare composizioni in cui i cori si alternavano.
Un’altra importante innovazione fu data dalla presenza costante degli strumenti musicali, primo tra tutti l’organo. Fu proprio per la diffusione di strumenti come l’organo che nella seconda metà del Cinquecento si determinò una novità fondamentale per tutta la musica successiva: al posto della polifonia si sviluppò l’utilizzo di una linea melodica unica accompagnata (Monodia accompagnata) da suoni emessi contemporaneamente dagli strumenti: gli accordi. Nella pratica queste novità si espressero nell’uso del basso continuo, una specie di accompagnamento a base di accordi eseguito da strumenti (Liuto, Clavicembalo), mentre alla voce umana restava affidata la melodia. Uno dei primi a farne uso fu il bolognese Adriano Banchieri (1568-1634).

La scuola fiorentina: lo musica polifonica profana e la monodia accompagnata
Durante il Cinquecento prevalse a Firenze la musica polifonica vocale e profana, sotto due forme:

  • quella di tipo popolare, identificabile ad esempio nella Villanella, con testi dialettali, e nel Balletto, a tre o cinque voci e con carattere di danza;
  • quella di origine colta, esemplificata dal Madrigale, che rappresentò l’apice di tutte le forme profane precedenti, poiché riuscì a sviluppare una polifonia agile ed espressiva, alternando episodi contrappuntistici con altri “armonizzati”.

Il Madrigale può essere considerato, unitamente all’Oratorio, come un primo nucleo del Melodramma (Barocco), nuovo genere alla cui nascita contribuì un gruppo di musicisti e letterati fiorentini, i componenti della Camerata dei Bardi.
Nell’intento di far rivivere lo spirito delle antiche tragedie greche, in cui si alternavano parti cantate e parti recitate, vennero elaborate monodie accompagnate (si ha quando la melodia cantata, cioè il canto, si sovrappone a un accompagnamento di note basse affidato a uno strumento che ne definisce l’armonia, detto basso continuo), ovvero narrazioni musicali basate sul “recitar cantando” accompagnato dal liuto o da altri strumenti.
Il “recitar cantando”, che si trasformerà nel Melodramma, fu elaborato in particolare da Giulio Caccini (1550-1618) e Vincenzo Galilei (1520-1591), appartenenti alla Camerata.

Musica Sacra: GENERI E FORME

LA MESSA
La MESSA dal latino missa, è una composizione musicale che comprende le parti fisse della messa in lingua latina dette «ordinarium missae», (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei), insieme con altre parti mobili dette «proprium missae» (Introitus, Graduale, Tractus, Offertorium, Communio).
Nella prima metà del sec. XV la messa polifonica divenne il genere più importante e più prestigioso dell’intera letteratura musicale. La sua struttura formale è riportabile ad alcune categorie basilari, il cui elemento di discriminazione è fornito soprattutto dall’uso di materiale melodico preesistente, di carattere sacro o profano. Tutti i maggiori compositori del Rinascimento e del primo barocco si cimentarono nella composizione di messe, da Guillaume Dufay a Johannes Ockeghem, Jacob Obrecht, Josquin Després, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Tomás Luis de Victoria, Claudio Monteverdi, Orlando di Lasso, Giacomo Carissimi ecc.

IL MOTTETTO
Il Mottetto è una forma musicale polifonica, sacra, prima solo vocale, poi anche vocale e strumentale.
Nacque nel sec. XIII. dall’aggiunta di una o due voci a un tenor gregoriano.
Nel sec. XIV, si affermò il Mottetto isoritmico (ripetizione o la ricorrenza di una o più sequenze ritmiche), nel sec. XV, si infittì la scrittura contrappuntistica, specie tra i polifonisti fiamminghi.
In origine usato indifferentemente come forma sacra e profana, i compositori del rinascimento utilizzarono il Mottetto soprattutto nell’ambito liturgico, trasformandone contemporaneamente in maniera radicale la tecnica compositiva: il Mottetto abbandonò progressivamente l’uso del cantus firmus e della politestualità e stabilizzò una struttura polifonica da 4 a 6 parti con trattamento paritetico delle varie voci. Nel ‘500 le complessità contrappuntistiche si stemperano a vantaggio di una maggiore aderenza ai testi.
Sorge anche il Mottetto concertato, cioè con strumenti, coltivato in epoca barocca. Successivamente il Mottetto confluisce e si confonde con altre forme sacre.

IL CORALE
Il corale è una forma musicale, tipica degli inni religiosi e particolarmente diffusa nella Chiesa luterana, allorché fu deciso di tradurre i canti liturgici dal latino al tedesco poiché la maggioranza della popolazione non conosceva la lingua latina.
I corali hanno una melodia piuttosto semplice e sono abbastanza facili da cantare, in quanto le parti sono per lo più condotte in forma omoritmica. Generalmente hanno le strofe in rima e la melodia si ripete strofa per strofa. La musica di alcuni corali fu scritta dallo stesso Martin Lutero.
Sul modello dei Corali di Lutero altri autori ne compongono centinaia e centinaia tutti ad uso della chiesa luterana. Tra questi Lucas Espander (1534-1604 – pastore evangelico) di cui ascoltiamo Christum wir sollen loben schon (dobbiamo lodare Cristo) composto su testo di Lutero e con melodia di derivazione gregoriana.

Musica Profana: GENERI E FORME

IL MADRIGALE
Il MADRIGALE è componimento musicale fiorito nel XIV secolo, che rispecchia lo schema metrico del testo poetico, usato di solito per esprimere sentimenti d’amore, inizialmente a due o tre voci e poi sempre più sviluppatosi sia nella forma che nell’organico vocale, cui talvolta si associava l’accompagnamento del liuto.
Il Madrigale rinascimentale si sviluppa a cominciare dal 1530 ca. dall’incontro tra il repertorio italiano della frottola, con prevalenza della voce superiore, e la sensibilità contrappuntistica dei maestri fiamminghi a 4 o 5 voci è costituito normalmente da un breve sonetto poetico di argomento amoroso, spesso ripreso dalle liriche del Petrarca.
Tra i numerosi autori di madrigali ricordiamo Luca Marenzio (1553-1599), Carlo Gesualdo da Venosa (1560-1613), Orazio Vecchi (1550-1605) e Adriano Banchieri (1568-1634).
Ascoltiamo “Solo e pensoso i più deserti campi” di Luca Marenzio, tratto dal Nono Libro di Madrigali. Testo tratto da un sonetto di Francesco Petrarca.

Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co’llui.

LA FROTTOLA
La FROTTOLA composizione musicale di origine popolare. polifonica per lo più a quattro voci, con andamenti melodici e ritmici incisivi e di immediata orecchiabilità su testi di argomento amoroso o leggero; fiorì in Italia nei secc. XV e XVI. Il tipo di scrittura consentiva sia l’esecuzione a 4 voci (spesso con intervento di strumenti), sia a voce solista (che cantava la parte più acuta) e liuto (che raccoglieva le parti inferiori). Fiorita alla corte di Mantova, la f. si diffuse presso le corti italiane centro-settentrionali. La sua fluida naturalezza rappresentò un importante apporto alla fioritura del madrigale cinquecentesco. Simili alla frottola erano la Villanella e i Canti Carnascialeschi (canti di carnevale diffusi soprattutto in Toscana).
Ascoltiamo «El grillo è buon cantore», una frottola composta nel 1505 da Josquin Desprez (1440-1521). Il testo è in italiano, molto semplice, di argomento leggero e spensierato e descrive il canto del grillo.

El grillo è buon cantore
Che tiene longo verso.
Dalle beve grillo canta.

Ma non fa come gli altri uccelli
Come li han cantato un poco,
Van de fatto in altro loco

Sempre el grillo sta pur saldo,
Quando la maggior el caldo
Alhor canta sol per amore

LA CHANSON
Chanson, in senso lato, può indicare diversi generi della storia musicale francese, dalla canço trobadorica alle composizioni vocali profane dell’ars nova (ballades ecc.), fino ai generi più recenti.
Più specificamente, va però riferita a un ben definito genere di composizione polifonica profana tipica della scuola franco-fiamminga, fiorita nella seconda metà del sec. XV e in tutto il XVI con diffusione europea.
Si tratta di una breve composizione poetico-musicale di carattere popolaresco o leggero, svolta su un motivo musicale orecchiabile, polifonica (sec XVI) o anche monodica (nel XVII sec).

IL VILLANCICO
Villancico composizione poetico-musicale tipicamente spagnola, diffusa anche in Portogallo e in America Latina.
È costituito da diverse strofe (coplas) alternate a un ritornello (estribillo).
Questa caratteristica formale costituisce l’elemento permanente di una progressiva trasformazione del carattere del villancico.
Originariamente monodico (secc. XII-XIII), nel Rinascimento divenne una scrittura per voce sola accompagnata dal liuto.

Fonti:
Bibliografia:
  • Musica live (Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori)
  • C’è Musica per tutti ((Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori)
  • Sonora (Minerva Scuola)
  • Fantasia e Musica – Step by Step (Mondadori Education)
  • In musica (Mursia Scuola),
  • Nuova storia della musica di Riccardo Allorto (Ricordi)

Sitografia:

  • Musica a scuola – www.musicaragazzi.altervista.org/index.html
  • L’ora di Musica (Bernardino Cagliero) – www.oradimusica.it
  • Wikipedia, l’enciclopedia libera – it.wikipedia.org
  • Sapere.it L’enciclopedia De Agostini – www.sapere.it

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