Il ‘900: Espressionismo, Futurismo e nuovi linguaggi musicali

Quadro storico
Il Novecento è un secolo che vede profondi cambiamenti in ogni aspetto della vita dell’uomo: nella società, nella politica, nella scienza, nell’economia, nell’industria.
Nella prima metà del secolo, le due guerre mondiali e l’avvento dei regimi totalitari (fascismo, nazismo. franchismo. stalinismo) hanno modificato gli equilibri internazionali e ridisegnato la carta del mondo.
L’Europa ha perso il suo predominio economico e culturale a vantaggio di altre grandi potenze, come gli USA e l’allora URSS. Nella seconda metà del secolo, si è creato un divario sempre più ampio tra il Nord del mondo, ricco e tecnologicamente sviluppato, e il Sud sempre più povero e devastato da numerose guerre.

Le Idee chiave
Dal punto di vista culturale, il Novecento è caratterizzato da numerosi movimenti detti “avanguardie“, perché si allontanano dalla tradizione e vanno oltre, più avanti, grazie alla profonda carica innovativa che li caratterizza. Sono movimenti che rompono con il passato e cercano nuovi linguaggi, adatti all’uomo contemporaneo. Si provano nuove strade, si fa “sperimentazione“. In ambito pittorico, per esempio, cubismo e astrattismo costruiscono un nuovo modo di vedere la realtà; in letteratura, ma non solo, il Futurismo esalta il mito del progresso tecnico e industriale e fa del movimento il codice espressivo del reale; in architettura nuovi materiali (acciaio e cemento) e un nuovo modo di concepire lo spazio portano alla definizione di nuovi stili.

Generi e forme
Per il Novecento musicale si parla preferibilmente di correnti e movimenti. Ciò che caratterizza la musica del XX secolo è la rottura con la tradizione precedente, con le sue forme e i suoi generi e, in particolare, con il concetto classico di tonalità: e così troviamo composizioni dissonanti, politonali (cioè in cui convivono contemporaneamente più tonalità), atonali (senza alcuna tonalità di riferimento).
Superate le regole vecchie, se ne sperimentano di nuove: nascono così la dodecafonia, neoclassicismo, la musica aleatoria. il minimalismo, la musica elettronica.

Strumenti
Si usano gli strumenti di sempre, ma in maniera innovativa. Inoltre, lo sviluppo della tecnologia consente di crearne di nuovi: sui palcoscenici dei concerti classici fanno la loro comparsa anche strumenti elettronici. Ma il mondo della musica è rivoluzionato anche dall’ avvento dei mezzi di riproduzione del suono: a fonografo e grammofono, ereditati dalla fine dell’Ottocento, si aggiungono via via dischi in vinile, musi-cassette, compact-disk e lettori mp3.

Compositori
Numerosi sono i compositori che hanno fatto la storia della musica del Novecento. Tra essi ricordiamo Claude Debussy. Maurice Ravel, Arnold Schonberg, Igor Stravinskij, Béla Bartok, John Cage, Philip Glass. Olivier Messiaen, John Taverner.

Luoghi
Come in ogni altro campo, anche i confini della musica si ampliano e l’Europa non occupa più una posizione centrale. Ciò è dovuto anche alle persecuzioni razziali perpetrate dai regimi totalitari, che costringono moltissimi artisti a emigrare verso altri continenti.

La nascita dell’Espressionismo

L’Espressionismo In Austria e Germania
Il Novecento è stato un secolo drammatico: guerre, distruzione e morte hanno fatto, purtroppo, da filo conduttore per tutto il secolo. Insieme alla musica, anche le arti visive abbandonano il desiderio di perfezione dei secoli precedenti per rappresentare il sentimento dei popoli immersi in un senso di paura e incertezze a causa delle guerre.
Nel clima di grande incertezza che abbiamo appena delineato, tra il 1905 e il 1930 si sviluppò in Germania la corrente dell’Espressionismo, che costituì il superamento sia del Romanticismo che dell’Impressionismo.
L’Espressionismo si proponeva di materializzare in forme artistiche, pittoriche, musicali e letterarie le sensazioni e le esperienze più profonde dell’animo umano, comprese quelle inconsce e irrazionali, lanciando continuamente sfide alle convenzioni, alla natura e alla “normalità”. In musica tutto ciò significò distruggere le “normali” concezioni di tonalità, di modo, di consonanza, di armonia, di costruzione formale, di ritmo ecc.

Nuovi generi musicali
Dalle ceneri di questa distruzione nacquero nuovi generi, che sinteticamente possiamo cosi riassumere:

  • il genere atonale (senza tonalità): tutti i suoni hanno indifferentemente ruoli di attrazione o di dipendenza e non esiste più il concetto di “tonica” , cioè di tonalità:
  • il genere politonale (con molte tonalità): in una stessa composizione possono coesistere simultaneamente due o più, tonalità diverse; l’accompagnamento armonico, ad esempio, può svolgersi in una tonalità diversa da quella della melodia;
  • il genere puntillista (dal francese pointillier; “punteggiare”); i suoni vengono usati senza alcun senso di continuità melodica, bensì come eventi sonori staccati e tra loro isolati;
  • il genere seriale o dodecafonico (costituito da serie di dodici suoni); la composizione si svolge toccando tutta una serie di dodici semitoni cromatici, ordinati secondo criteri diversi.

Gli esponenti dell’Espressionismo

Arnold Schönberg
Il primo compositore che avvertì l’impossibilità di trovare nuove espressioni con i vecchi canoni della musica fu l’austriaco Arnold Schönberg (1874-1951), che arrivò a distruggere le tonalità per formulare un nuovo sistema atonale e dodecafonico.
Nel 1904 fondò nella sua città natale la Scuola di Vienna, con lo scopo di rivoluzionare il linguaggio musicale, Dal lavoro suo e di allievi come Anton Webern (1883-1945) e Alban Berg (1885-1935) prese il via il genere dodecafonico, fondato sul principio dell’assoluta equivalenza armonica dci dodici semitoni che compongono la scala cromatica (non esistono quindi note con funzioni tonali attorno alle quali gravitino altri suoni della scala). Tale genere acquistò subito importanza a livello internazionale.

UN SOPRAVVISSUTO DI VARSAVIA (A Survivor from Warsaw Op. 46)
Un sopravvissuto di Varsavia è un “oratorio (o cantata) per voce recitante, coro maschile e orchestra” di Arnold Schönberg.
Arnold Schonbcrg, compone quest’oratorio per voce recitante, coro e orchestra mentre è negli Stati Uniti, turbato dalle notizie provenienti dall’Europa in merito ai campi di sterminio e dalla morte del nipote in un Lager. Sceglie la forma dell’oratorio, se pur brevissimo (la sua durata è di circa 7,24 minuti), con una voce recitante (il narratore), un coro maschile che impersona i condannati e una nutrita orchestra. La tecnica di composizione è quella della Dodecafonia che si adatta molto bene a descrivere il senso di terrore e straniamento che traspare dal racconto.
In un crescendo drammatico che culmina con il canto dello Shemà Israel, il credo ebraico, il compositore condensa tutta la sua maestria nell’utilizzare i timbri dell’orchestra per descrivere i momenti allucinanti della conta dei condannati.
Ne scrive il testo anche in inglese, utilizzando il racconto di un ebreo sfuggito al massacro del ghetto di Varsavia, e lo termina nell’agosto del 1947. Attraverso la toccante descrizione musicale, una voce recitante narra in lingua inglese con alcune frasi in tedesco il momento in cui un gruppo di prigionieri ebrei viene fatto uscire dalle baracche per essere portato nelle camere a gas.
Drammatico è il momento della conta che viene sottolineato musicalmente da un ritmo incalzante che porterà all’inno di chiusura del brano, lo «Shemà Israel».
Al termine della prima esecuzione (USA 1948) il pubblico non ebbe il coraggio di applaudire rimanendo in un turbato silenzio, mentre la seconda volta dimostra il proprio consenso con un applauso interminabile.

Il puntillismo di Webern
Per Anton Webern il concetto di melodia tradizionale cade del tutto, a vantaggio di una “melodia di timbri” costituita da piccole costellazioni sonore che si distribuiscono ai diversi strumenti dell’orchestra. Si tratta del cosiddetto “puntillismo“, cioè la frantumazione dell’idea musicale tra i diversi strumenti, paragonabile a quello che era stato il “puntinismo” in pittura. In Italia queste nuove sperimentazioni trovarono il più convinto seguace in Luigi Dallapiccola (1904-1975).

Il politonalismo e l’oggettivismo di Hindemith
Anche in Germania si aprì la strada a nuovi generi; il politonalismo, in particolare, fu sperimentato da Paul Hindemith (1895-1963), un musicista che mirava anche a una concezione “oggettivistica” dell’arte, ovvero a una musica che usasse suoni ed eventi sonori come fossero “oggetti” da manipolare, senza regole e senza forme prefissate. Ma, durante il Terzo Reich, sia lui sia altri musicisti espressionisti furono esiliati da Hitler, che reputava la loro musica diversa e “degenerata“.
Da questa epurazione si salvò solo Carl Orff (18951982), cultore di un genere legato ai valori del passato e carico di vitalità ed enfasi: a lui si deve infatti la raccolta dei canti medievali noti come Carmina Burana.

Il primo dopoguerra 

La Russia e Stravinskij
La nazione che negli anni del primo dopoguerra apportò un contributo insostituibile all’evoluzione delle forme e dei contenuti musicali fu senza dubbio la Russia, appena uscita dalla Prima guerra mondiale e dalla Rivoluzione bolscevica del 1917.
Un figlio di questa terra, vissuto però quasi sempre tra la Francia e gli Stati Uniti, è il grande compositore Igor Stravinskij (1882-1971). Il suo nome è legato soprattutto a composizioni destinate al Balletto: in quest’ambito collaborò per molti anni, in Francia, con l’impresario Sergej Diaghilev. Insieme, i due diedero vita alla Compagnia dei Balletti Russi, presentando spettacoli innovativi e pionieristici come L’uccello di fuoco (1910); nel 1913 poi fecero gridare allo scandalo l’Europa intera con la rappresentazione del Balletto La sagra della primavera ritenuto oggi un grande capolavoro.

Il Neo-primitivismo
Altri due grandi musicisti russi, Sergej Prokofiev (1891-1975) e Dmitrij Shostakovic (1906-1975) volsero la loro attenzione alle forme espressive dell’Occidente. Ma in questi autori l’influenza e la sperimentazione delle nuove tendenze musicali non provocarono fratture con la tradizione; al contrario, esse alimentarono il loro amore e la loro attenzione per il patrimonio musicale etnico, tanto è vero che, insieme al grande pittore ebreo-russo Marc Chagall, possono considerarsi esponenti di quella corrente tutta rivolta alla riscoperta di antiche tradizioni chiamata Neo-primitivismo.

Nuovi linguaggi musicali

L’etnomusicologia
Nelle zone dell’Ungheria e dei Balcani furono invece adottati nuovi criteri di studio relativi alle tradizioni e al folklore locale, cioè l’etnomusicologia.
Due noti compositori, Béla Bartok (1881-1945) e Zoltan Kodàly (1882-1967), giunsero a elaborare un nuovo linguaggio musicale desunto dalle armonie e dalle melodie popolari.
Lo stesso fenomeno, ma con risultati diversi, si era verificato in Spagna intorno agli anni Venti con Manuel de Falla (1876-1946), continuatore di un altro grande musicista spagnolo, Isaac Albeniz, morto prematuramente nel 1909.

Gli Stati Uniti: Gershwin e Varèse
Negli Stati Uniti George Gershwin (1898-1937) seppe fondere mirabilmente la tradizione europea e la musica jazz dei neri d’America in lavori suggestivi come Rhapsody in Blue, Un americano a Parigi e l’opera Porgy and Bess, da cui è tratta la famosa ninna nanna Summertime.
Un altro innovativo compositore di origini francesi, Edgar Varèse (1883-1965), trascorse tutta la sua vita negli Stati Uniti e i suoi esperimenti con nuovi strumenti elettronici hanno in parte anticipato la moderna musica elettronica.

Il Futurismo in Italia

Che cos’è il Futurismo
Il Futurismo è un movimento d’avanguardia sorto nel 1909 in Italia, in seguito alla pubblicazione del Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944). Il movimento nasceva dalla volontà di concepire in modo nuovo la vita e le sue espressioni culturali, in nome di valori moderni. I futuristi, che esaltavano con convinzione la velocità e le macchine, promossero una poesia nuova e rivoluzionarono i canoni della scrittura tradizionale: abolirono, ad esempio, la punteggiatura e diedero largo spazio alle onomatopee.

la musica futurista
In campo musicale gli unici rappresentanti di rilievo furono Francesco Balilla Pratella (1880-1955) e Luigi Russolo (1885-1947), pittore oltre che musicista. A Russolo in particolare si deve l’invenzione dell’Intonarumori, uno strumento che usava per mettere in pratica la sua teoria del rumorismo, ovvero di una musica nella quale ai suoni dovevano essere sostituiti i rumori. Nel suo manifesto L’arte dei rumori (1913), egli affermava che “i musicisti futuristi devono allargare ed arricchire sempre più il campo dei suoni. Ciò risponde a un bisogno della nostra sensibilità”.
I futuristi furono poi promotori di importanti e imponenti messe in scena: grande attenzione fu rivolta infatti a tutti gli aspetti che componevano la dimensione teatrale, dalla musica alla coreografia, senza trascurare le meravigliose scenografie, coloratissime e ingombranti, che in molti casi furono progettate dall’artista Fortunato Depero. Ne fu esempio lo spettacolo Feu d’artifice. rappresentato a Roma nel 1917, ideato da Giacomo Balla e musicato da Igor Stravinskij.

Il secondo dopoguerra: avanguardia e sperimentazione

Alla ricerca di nuove strade
Alla fine della Seconda guerra mondiale ripresero le sperimentazioni già iniziate nel primo Novecento da autori come Schönberg e Varese. Il panorama compositivo si animò, spinto da una potente forza
innovativa che tendeva a stravolgere ogni regola o forma fino allora seguita. L’avanguardia e la sperimentazione divennero quindi i caratteri distintivi di questo periodo: i musicisti volevano cercare, esplorare, percorrere nuove strade alla ricerca di nuove possibilità espressive e comunicative.
La sperimentazione di musicisti e tecnici elettronici consentì inoltre la costruzione di macchine in grado di produrre e riprodurre qualsiasi tipo di sonorità.
Dopo aver analizzato a fondo le caratteristiche acustiche degli strumenti musicali e della voce umana, grazie a sofisticate tecnologie elettroniche, questi sperimentatori sono arrivati a riprodurre sinteticamente
le imitazioni dei suoni reali, cioè i suoni sintetici.

Tecnologia e musica
Le nuove tecnologie hanno introdotto due importantissime novità:

  • la possibilità di creare nuovi suoni allargando lo spazio sonoro molto al di là di quello occupato dagli strumenti tradizionali;
  • la possibilità, per il musicista, di avere a disposizione un’intera orchestra in un solo strumento elettronico.

Altra forma di sperimentazione, sorprendente e provocatoria al tempo stesso, è quella cui giunse l’americano John Cage (1912-1992). Dopo molti lavori in cui frapponeva alla musica rumori e disturbi acustici, come nella Musica per pianoforte preparato, per la quale prevedeva l’inserimento di chiodi e altri oggetti metallici fra le corde di un pianoforte a coda, finì per ideare un’inedita composizione intitolata 4.33″, nella quale c’è soltanto un lungo silenzio, della durata appunto di 4 minuti e 33 secondi.

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