Samarcanda è un brano molto noto della discografia di Roberto Vecchioni e risale al 1977, quando è stato pubblicato nell’omonimo album del cantautore brianzolo.
La canzone, apprezzata per il ritmo e il ritornello molto orecchiabile, narra di un soldato che, sopravvissuto alla guerra appena finita, sta festeggiando lo scampato pericolo quando all’improvviso tra la folla vede una donna vestita di nero che lo guarda “con malignità”, personificazione della morte. Credendo che sia lì per lui, chiede al suo re di dargli un cavallo per scappare e fugge via in un paese lontano (Samarcanda) ma, proprio in quel luogo, trova la morte ad attenderlo. Il destino ha voluto che il soldato sia scappato proprio dove la morte lo aspettava. La canzone, come riportato nell’interno della copertina e anni dopo in un’intervista su Parole e Canzoni a cura di Vincenzo Mollica, è ispirata ad una favola orientale presente nell’incipit del romanzo Appuntamento a Samarra di John Henry O’Hara e nelle Storie di Maghrebinia di Gregor von Rezzori (una storia simile è narrata nel Talmud).
Samarra è stata una delle principali città dell’Uzbekistan. C’è stato un tempo in cui, per commerciare tessuti preziosi e oggetti di valore, non si poteva far altro che ferrare i muli, armarsi di pazienza e viaggiare a piedi per centinaia di chilometri, fino a Samarra, cuore degli scambi fra Europa ed Asia, vista la sua posizione esattamente mediana fra i due Continenti. Col tempo, e con l’avvento dei motori, la città ha perso questa rilevanza strategica, rimanendo solo un affascinante retaggio storico di un glorioso tempo che fu.