Il “Va, pensiero, sull’ali dorate” è uno dei cori più noti della storia dell’opera, collocato nella terza parte del Nabucco di Giuseppe Verdi, opera presentata per la prima volta, al Teatro alla Scala di Milano, il 9 marzo 1842. L’opera narra della prigionia degli ebrei e dell’oppressione durante la loro seconda deportazione; questa oppressione era la stessa che Verdi vedeva per gli italiani prima dell’unificazione, una metafora della condizione dell’Italia, assoggettata all’epoca al dominio austriaco; la censura di Vienna avrebbe certamente impedito la circolazione del brano, e da ciò scaturisce la scrittura allegorica.
Il testo è del poeta Temistocle Solera che scrisse i versi ispirandosi al salmo 137, Super flumina Babylonis (sui fiumi di Babilonia).
È stato proposto anche come inno nazionale italiano, con alcune modifiche testuali, adottato anche dagli esuli istriani, fiumani e dalmati come inno del loro esodo dalle terre perdute dopo il secondo conflitto mondiale. Il cantante Zucchero l’ha reinterpretata in una versione bilingue italiano-inglese, con le parole modificate in più parti. L’anarchico Pietro Gori ha scritto sulla stessa musica del Va pensiero, l’Inno del Primo Maggio.
Al funerale di Giuseppe Verdi, per le vie di Milano, la gente intonò il «Va, pensiero» in cori spontanei.