LE SCUOLE NAZIONALI
I paesi slavi e nordici – La rivalutazione delle tradizioni popolari
Fino agli inizi dell’Ottocento la vita musicale europea fu animata esclusivamente dalle opere prodotte in Italia, Francia e Austria-Germania; i musicisti delle altre nazioni, che non avevano mai ideato stili musicali originali, si limitavano a “copiare” le produzioni estere. Tuttavia, quando iniziarono a diffondersi le idee romantiche di libertà e di autonomia politica, si assistette in tutta Europa a una grande rivalutazione delle tradizioni popolari.
A questa si accompagnava la ricerca di uno “stile nazionale” originale, sia nella musica sia nelle altre forme artistico-culturali: ciò accadde soprattutto nei paesi nordici e in quelli slavi.
Nuovi protagonisti
I compositori più importami dei paesi nordici furono il norvegese Edvard Grieg (1843-1907) e il finlandese Jean Sibelius (1865-1957). Grieg, in particolare, si dedicò alla riscoperta e alla rivalutazione della musica popolare norvegese, che influenzò molto la sua produzione.
Tra i paesi slavi, a parte la Russia (che approfondiremo in seguito) e la Polonia, che con Fryderyk Chopin va considerata un caso a parte, ricordiamo la Boemia e la Moravia, ossia le regioni che formano l’attuale Repubblica Ceca. Qui operarono Bedrich Smetana (1824-1884) e Antonin Dvoràk (1841-1904). Con Dvoràk i confini si allargheranno fino agli Stati Uniti, paese destinato a essere una grande potenza politica, economica e culturale. Non a caso, l’opera pii. famosa di Dvorak è la Sinfonia dal Nuovo Mondo, scritta proprio mentre risiedeva negli Stati Uniti, che accoglie temi della cultura musicale indiana e afroamericana.
La Russia – Il “Gruppo dei cinque” e i protagonisti del periodo
In Russia la svolta della musica fu segnata, intorno al 1860, dal cosiddetto “Gruppo dei cinque“, formato da cinque giovani musicisti che, anziché ispirarsi alla musica italiana, francese o tedesca, decisero di rivalutare le tradizioni russe. Dei “cinque”, due rimasero sempre in penombra, (Cezar Antonovič Kui e Milij Alekseevič Balakirev) e le loro opere sono quasi dimenticate; gli altri tre furono Aleksandr Borodin (1833-1887), Nicolaij Rimskij-Korsakov (1844-1908) e Modest Musorgskij (1839-188]).
Questo gruppo di musicisti si rese promotore della trasmissione di quell’impulso nazionalistico, già avvertito in altri paesi, che mirava a valorizzare anche musicalmente il patrimonio di tradizioni, costumi, canzoni e sentimenti della propria gente e del proprio paese, così com’era accaduto nelle nazioni nordiche e slave.
Rimskij-Korsakov, in quanto insegnante al Conservatorio, fu probabilmente il musicista che esercitò la maggiore influenza. Spesso fu d’aiuto agli altri ed ebbe molti allievi, tra i quali l’italiano Ottorino Respighi.
Musorgskij ebbe invece una vita meno ricca di soddisfazioni: morì, vittima dell’alcol, lasciando molte opere inedite e incompiute. Proprio Rimskij-Korsakov ne completò alcune, certamente con l’ottima intenzione di onorare l’amico morto, ma spesso travisando le partiture originali. Nonostante ciò, la musica di Musorgskij influenzò musicisti di altri paesi, come Debussy, e ancora oggi lavori come “Una notte sul Monte Calvo”, “Quadri di un’esposizione” e l’Opera “Boris Godunov” sono assai famosi.
AI “Gruppo dei cinque” non appartenne, invece, l’altro grande musicista russo di quel periodo, Petr Ilic Tciaikovskij (1840-1893), che non si allontanò mai completamente dalla musica occidentale. Tra i suoi capolavori vanno ricordati i tre balletti La bella addormentata, Lo Schiaccianoci, Il lago dei cigni e il Capriccio Italiano.
GENERI E FORME
La sinfonia… a programma
L’orchestra “sinfonica” è la protagonista incontrastata del panorama musicale europeo della seconda metà dell’Ottocento.
La sinfonia del secondo 800 è caratterizzata da un’estrema libertà formale (il termine «sinfonia» non identifica più alcuna forma precisa) e da un ampliamento della struttura (in particolare aumenta la durata e la complessità di ogni composizione sinfonica), dell’organico orchestrale e della varietà di sfumature timbriche e dinamiche ottenute.
Nella sinfonia, si diffonde ulteriormente l’uso delle indicazioni di «programma»: l’intenzione della musica è sempre più narrativa e descrittiva.
Con la Sinfonia op.14 detta “Fantastica”, composta nel 1830, Hector Berlioz introduce quasi inconsapevolmente nella storia della musica sinfonica una sostanziale novità: il programma.
Esso consiste in un testo scritto, redatto solitamente dal compositore, che indica all’ascoltatore il “pretesto” dello sviluppo musicale. Secondo Berlioz corrisponde al testo parlato di un’opera, che serve ad accompagnare i brani musicali di cui spiega il carattere e l’espressione.
In tal senso la Sinfonia viene intesa dall’autore come un vero e proprio “dramma strumentale” nel quale ogni pezzo della composizione rivendica un suo specifico contenuto narrativo: con Berlioz la musica sinfonica fa teatro.
La musica a programma
La musica è essenzialmente un linguaggio di comunicazione e come tale è in grado di descrivere personaggi, luoghi, situazioni e narrare storie al pari di un racconto o di una poesia, usando i suoni al posto delle parole. Le intenzioni espressive del compositore sono rivelate dalla scelta di precisi caratteri musicali: un racconto sonoro ben costruito riesce a coinvolgere emotivamente più di quanto possa fare un’immagine stanca. Pensa, ad esempio, all’importante funzione che svolge in un film la colonna sonora.
La musica a programma è dunque tutta quella musica che vuole raccontare (una storia, una fiaba) o descrivere qualcosa e che quindi ha un contenuto extramusicale, al di fuori della musica stessa; essa rappresenta l’opposto della musica pura.
Il momento di maggior diffusione della musica a programma è il periodo delle scuole nazionali, perché i compositori sentono il bisogno di raccontare storie e leggende tipiche del proprio Paese attraverso la musica.
Le più importanti forme di musica a programma sono:
- il Poema sinfonico,
- lo Schizzo sinfonico,
- il Quadro sinfonico,
- la Fiaba sinfonica.
il Poema sinfonico
Il Poema sinfonico, che fu creato e usato per la prima volta dal compositore romantico Franz Liszt, è una composizione per orchestra che vuole raccontare una storia o descrivere una situazione.
Possiamo immaginarlo come una Sinfonia che ha perso la sua forma rigida per usare liberamente melodie e timbri orchestrali, senza preoccuparsi troppo delle regole.
Il Poema sinfonico segue un programma e si divide generalmente in “episodi“, ispirandosi ad argomenti letterari, poetici, pittorici, storici o geografici. La sua forma quindi è piuttosto libera, caratterizzata da elementi timbrici d’effetto (onomatopeici) e da motivi ricorrenti (temi conduttori) che evocano situazioni, paesaggi o personaggi.
Bedřich Smetana: «La Moldava» – Poema sinfonico
La Moldava (1874) è un poema sinfonico, ovvero un genere musicale che desidera descrivere con i mezzi propri della musica ciò che musica non è: la Moldava infatti è il fiume boemo. B. Smetana descrive il corso del fiume e ogni “quadretto musicale” ha una storia da raccontare. Il fiume è personificato, e ogni oggetto o persona che esso incontra lungo il suo cammino, è descritto musicalmente in maniera molto efficace e facilmente riconoscibile, anche perché Il linguaggio musicale sa esprimere molto al di là delle parole quello che sono sia gli oggetti sia gli stati d’animo. Molti critici musicali e non, hanno visto in questo brano una sorta di metafora dell’esistenza: il desiderio di libertà, la voglia di indipendenza, la speranza dell’autore boemo e il grande amore per la sua terra. Le scene descritte sono le seguenti: la sorgente, il cammino del fiume (melodia-ritornello), la caccia nei boschi, la festa di nozze dei contadini, la notte, le rapide e le cascate, l’attraversamento trionfale di Praga, l’addio alla città. Ascoltiamo questo brano facendoci guidare da musica e immagini.
Lo Schizzo sinfonico: musica a programma senza episodi
Lo Schizzo sinfonico è un Poema sinfonico che non si divide in episodi isolati (come la Moldava). In questa composizione orchestrale di carattere descrittivo-narrativo i Temi principali sono presentati in maniera più veloce e ravvicinata, con parecchie ripetizioni successive.
Un esempio significativo è lo Schizzo sinfonico Nelle steppe dell’Asia centrale di Aleksander Borodin.
Siamo in Russia, nel 1880. Lo zar Alessandro II si appresta a celebrare il suo 25° anniversario di regno. Per l’occasione prepara grandi festeggiamenti che comprendono spettacoli musicali detti “quadri viventi”. Uno di essi viene commissionato a Borodin, un componente del gruppo di musicisti russi detto “Gruppo dei cinque”,
Il Quadro sinfonico: una composizione per orchestra a episodi
Il Quadro sinfonico è un Poema sinfonico che segue un programma ben definito: immaginiamolo come un quadro, sul quale lo sguardo musicale si sofferma, esaminandone di volta in volta diversi particolari.
Dai Quadri di un’esposizione, una suite per pianoforte a soggetto di Modest Musorgskij (orchestrata da Maurice Ravel), ascoltiamo Bydło, un caratteristico carro dei contadini polacchi, dalle ruote altissime e pesantissimo, qui è trainato nel fango faticosamente e lentamente da buoi. Il brano va in crescendo fino all’assordante passaggio del carro davanti all’ascoltatore-spettatore. Progressivamente, poi, il carro si perde in lontananza.
La fiaba sinfonica
La fiaba sinfonica è composizione a contenuto favolistico con voce recitante.
Famosissima in tal senso è Pierino e il lupo del compositore russo Sergej Prokofiev, scritta nel 1936 dopo il suo ritorno nell’Unione Sovietica.
Nel 1936 il Teatro Centrale dei Bambini di Mosca commissionò a Prokofiev la stesura di una nuova opera musicale per bambini, che avvicinasse alla musica anche i più giovani. Il compositore accettò, incuriosito dal particolare incarico e in soli quattro giorni completò il lavoro.
Il debutto avvenne il 2 maggio 1936, dall’esito infausto: scarso pubblico e poca attenzione. Ma Prokofiev non poteva prevedere l’enorme successo che avrebbe riscontrato in seguito la sua opera, diventata un classico apprezzatissimo da adulti e bambini. La vicenda narrata è considerata semplice ma al tempo stesso coinvolgente, grazie anche alla presenza di personaggi comprimari quali il nonno, l’anatra ed il gatto.
IL VERISMO
Il realismo in Francia
In Francia, verso la metà dell’Ottocento, si sviluppa un movimento letterario e artistico detto Realismo. Esso si contrappone alla visione idealizzata del Romanticismo e si propone di descrivere con precisione e oggettività la realtà quotidiana dei ceti più bassi. La massima espressione di questa corrente si ha in ambito pittorico con importanti artisti quali Gustavo Courbet, Jean-François Mìllet e Honoré Daumier.
Verso il 1870 il movimento subisce una trasformazione e prende il nome di Naturalismo, agganciandosi al nuovo movimento filosofico del Positivismo che ripone fiducia nella scienza e nel progresso.
Espressione musicale del Realismo francese è l’Opera verista.
Il Verismo in Francia
In Francia l’Opera verista aveva avuto il suo grande e incompreso precursore in Georges Bizet con la straordinaria Carmen. Altri musicisti seguono la via da lui tracciata: Jules Massenet e Camille Saint-Saèns. Quest’ultimo. più che realista, è un “nostalgico” perché. in antitesi al Romanticismo. cerca un ritorno alle forme classiche e accademiche. I suoi lavori più originali e spontanei sono la Suite “zoologica” Il carnevale degli animali e la Danza macabra.
Il Verismo in Germania
La Germania, invece, non riusciva ancora a scrollarsi di dosso il teatro musicale e i miti wagneriani; soltanto due musicisti se ne liberarono, suscitando grande scalpore: Richard Strauss (1864-1949) e Gustav Mahler (1860-1911).
Il primo non si contrappose al Romanticismo, ma ne esasperò il linguaggio musicale, deformando ironicamente e brutalmente i “programmi” dei suoi numerosi Poemi sinfonici (Così parlò Zarathustra, I tiri burloni di Till Eulenspiegel, Don Giovanni ecc.).
Mahler volle invece sconfiggere i grandi eroi e i grandi ideali wagneriani con il suo misero “eroe”, l’uomo comune, che soccombe inevitabilmente, ma che riesce poi a scherzare sulle proprie sventure.
Quest’ultimo viene ricordato anche per le sua Sinfonia n. 8, detta anche Sinfonia dei Mille per via dell’immenso organico vocale, corale e strumentale che richiede (anche se spesso viene eseguita con meno di mille musicisti).
Il Verismo in Italia – Pietro Mascagni
Nell’ambito musicale il Verismo fu inaugurato dall’Opera Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni (1863-1945), tratta da una novella dello scrittore siciliano Giovanni Verga, il massimo esponente letterario del Verismo. L’Opera mette in scena storie vere o situazioni verosimili, caratterizzate da una realistica espressione drammatica. Con il Verismo infatti l’attenzione si spostò sulla vita di tutti i giorni e sui problemi delle persone comuni; eroi e semidei non esistevano più: esisteva solo l’uomo con la sua fragilità.
Giordano, Leoncavallo e Puccini
Altri musicisti, oltre a Mascagni, si cimentarono nell’Opera verista, ognuno con espressioni diverse e originali:
Umberto Giordano (1867-1948), con “Andrea Chénier”, in cui si racconta la vita del poeta francese che portava quel nome;
Ruggero Leoncavallo (1857-1919), la cui fama è legata principalmente all’Opera “I pagliacci”;
Giacomo Puccini (1858-1924), che conobbe il primo grande successo con l’Opera Manon Lescaut, i suoi capolavori sono tuttavia rappresentati dalla Bohème, dalla Tosca e dalla Turandot.
Tra questi l’esponente più importante del Verismo italiano è Giacomo Puccini. Discendente da una famiglia di musicisti egli curò molto anche le scenografie delle sue opere: si informava sugli usi, i costumi e i paesaggi dei luoghi dov’era ambientata l’azione per poterne ricreare, anche musicalmente, un’immagine autentica e fedele.